venerdì 31 luglio 2009

Da Genova a Roma per chiedere aiuto: ridateci i nostri figli

Quotidiano LIBERAZIONE (28-07-2009) pag.1-pag.4


Da Genova a Roma per chiedere aiuto: ridateci i nostri figli
Marisol e le altre, ecuadoriane
contro i ladri di bambini


Marisol, Consuelo, Elena, Laura e chissà quante altre. Minimo comun denominatore delle loro storie è quello di essere ecuadoriane, di avere quasi sempre mariti italiani e violenti, e di imbattersi in istituzioni sorde, distratte, complici, razziste. Per la burocrazia sono quasi sempre matte e spesso hanno avuto rapporti difficili con le polizie. Ieri in dieci sono scese a Roma, viaggiando di notte, per incatenarsi di fronte al ministero di Giustizia. Come hanno visto fare in tv alla mamma di Denise Pipitone. Ma mica glielo hanno fatto fare, anzi, le hanno confinate in un angolo di piazza Cairoli, lontano dall'ingresso del Guardasigilli. Una delegazione è salita e pochi minuti dopo è scesa. «Vi faremo sapere». Così hanno deciso di andare a Montecitorio a vedere se trovavano orecchie più attente alla commissione Affari sociali. Qualcuna ha con sé album di fotografie e disegni delle creature che hanno perso o rischiano di perdere. Perché in comune hanno anche il fatto di essersi viste togliere i figli, affidati ai padri o ai servizi sociali. Sono la punta di un iceberg. Come loro, solo in Liguria, ci sarebbero centinaia di madri terrorizzate, confuse. A marzo, una come loro s'è barricata con 5 figli nel consolato ecuadoriano di Genova.
Antonini a pagina 4


28/07/2009
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Genova, donne ecuadoriane contro la burocrazia e i mariti italiani
Marisol e le altre
contro i ladri di figli
Checchino Antonini

Marisol ha 40 anni, da undici è a Genova.
Voleva aprire un ristorante, specialità
ecuadoriane, ma il padre di sua
figlia l’ha minacciata. «Guai a te!». Così
adesso Marisol fa le pulizie. Il padre
di sua figlia, pare, voleva la casa dove
abitavano. E voleva la bimba. Il padre
di sua figlia aveva un’altra donna. Un
giorno le piombò in casa con altri uomini
in divisa. Poliziotti. Poliziotti che
scappano quando Marisol chiama i carabinieri.
Poi capita in questura, all’ufficio
passaporti, e riconosce l’altra
donna, in uniforme, che era venuta a
casa sua per dirle che o rinunciava alstalgici,
uno di destra e uno di sinistra.
Ma di provocazione si è trattato: il
consigliere de La Destra di Storace ha
dimostrato la palese volontà di violare
le leggi antifasciste e la Costituzione,
perché ha reiterato e reitera la determinazione
a proseguire nelle “ronde”.
Dall’altra parte di fronte a un reato come
l’apologia del fascismo commesso
dai “rondaioli” - saluti romani (uno
eseguito anche da un maresciallo dei
carabinieri, fuori servizio, ma in forza
a Pisa), slogan inneggianti a quel periodo
– i cittadini sono stati lasciati soli
dalle forze dell’ordine, in primo luogo
dal Prefetto, che non sono intervenuti
per prevenire e bloccare queste
iniziative che erano state preannunziate
e configurano reati contro la Costituzione
e contro le leggi Scelba e
Mancino.
Cosa possono fare i cittadini se non
viene svolta questa azione preventiva
nei confronti di chi sta riorganizzando
il partito fascista? Hanno l’obbligo di
protestare e di mobilitarsi per difendere
la legalità democratica. Le forze dell’ordine
sono ancora preposte alla difesa
delle leggi nate dai valori della
Costituzione antifascista?
Gli organi dello Stato sono palesemente
in affanno nel far rispettare le
norme previste dai nostri codici, in
questo caso come nella lotta alla criminalità.
Serve quindi il nostro intervento
diretto in questa lotta, sia come
sindacati che come forze politiche, come
società civile, che non deve lasciare
a frange minoritarie la difesa della
democrazia, per i pericoli che queste
possono rappresentare, ma deve riappropriarsi
della democrazia in questo
Paese.
La lotta per la democrazia e quella
contro il fascismo e la criminalità sono
inscindibili, come è stato chiaramente
indicato nella nostra Costituzione,
che ha identificato nel fascismo
la più alta forma di criminalità organizzata
mai apparsa, che ha coniugato
interessi criminali, economici e politici
in un unico corpo.
la bambina oppure l’avrebbe fatta rinchiudere
in manicomio. Il padre della
bambina menava Marisol e sua madre
che era venuta dall’Ecuador per darle
una mano. Quando è iniaziata la
“guerra”, Ilaria aveva un anno, ora ne
ha sei. Quando arrivò la carta che spiegava
l’affidamento ai servizi sociali,
Marisol pensò che “servizi sociali” sono
due parole positive. Che magari
c’era qualcuno che avrebbe messo una
buona parola per far tornare la pace.
Invece scoprì che il padre della sua
bambina le aveva sottratto la casa dichiarando
il falso. Era il 17 dicembre
del 2007. Marisol non capisce tanto
accanimento. Sa che «tutti i giorni ci
sono persone che si lasciano». Ammette
l’ingenuità, capisce di essere stata
derubata. Decide di ribellarsi. Ilaria,
intanto, racconta a scuola che il padre
la picchia. La dirigente scolastica dichiara
di non aver mai avuto contatti
con i servizi sociali che, invece,
l’avrebbero dovuta seguire. Semplicemente
non si sono mai fatti sentire.
Eccetto che per allontanare la bambina
dalla scuola dopo la denuncia della
madre.
Cinquecento, novecento, chi lo sa
davvero quante siano le madri ecuadoriane
come Marisol. Minimo comun
denominatore delle loro storie è
quello di avere quasi sempre mariti
italiani e violenti, e di imbattersi in
istituzioni sorde, distratte, complici,
razziste. Per la burocrazia sono quasi
sempre matte e spesso hanno avuto
rapporti difficili con le polizie. Come
ieri, ad esempio, che in dieci sono scese
a Roma, viaggiando di notte, per incatenarsi
di fronte al ministero di Giustizia.
Come hanno visto fare in tv alla
mamma di Denise Pipitone. Ma mica
glielo hanno fatto fare, anzi, le hanno
confinate in un angolo di piazza
Cairoli, lontano dall’ingresso del
Guardasigilli. Una delegazione è salita
e pochi minuti dopo è scesa. «Vi faremo
sapere».
Così hanno deciso di andare a Montecitorio
a vedere se trovavano orecchie
più attente alla commissione Affari sociali.
Qualcuna ha con sé album di fotografie
e disegni delle creature che
hanno perso o rischiano di perdere.
Consuelo ha 41 anni, madre single, e
una lettera che attesta come sia una eccellente
badante di una donna malata
di Alzheimer. Salvatore, il suo bambino,
ha sette anni ma quando era all’asilo
la maestra l’ha bollato come
«maniaco sessuale, pericoloso, che fa
disegni bruttissimi». Consuelo li ha
portati. Rimira quegli alberi, le nuvole,
i semafori, le case e i cuori e i camion
e i soli e proprio non capisce cosa
ci sia di anormale. Racconta di Salvatore
che tornava da scuola con i lividi
e delle maestre che dicevano che era
bugiardo a dire che lo picchiavano. «Si
butta per terra, è aggressivo, è un bambino
bugiardo». Ma Consuelo non se
la beve. L’assistente sociale rivolta la
frittata e dice che sarebbe la madre a
maltrattarlo. Così dal 22 aprile, Salvatore
è affidato a una comunità ma è felice
solo quando può vedere la madre.
A scuola non ha imparato granché ma
forse ce lo portano tardi e lo tengono
separato. Il suo diario è come nuovo.
I rapporti dei servizi sociali dicono che
non collabora e insinuano abusi sessuali.
Mica è facile raccontare una storia
del genere. A chi piacerebbe dire
che il suo uomo è un violento? A Elena
sembrava fosse andata discretamente
con quell’affido condiviso ottenuto
tre anni fa. Suo marito era
troppo violento, una volta le ha rotto
il setto nasale, un’altra le ha puntato la
pistola in faccia. Sono stati sposati sei
anni, a Imperia. Lui è un impresario
edile tra la l’imperiese e Montecarlo.
Ma questo non gli ha impedito di reclamare
all’ex moglie 600 euro al mese
per il mantenimento del figlio. L’ha
sempre minacciata di soffiarle il bambino
quando avrebbe iniziato le scuole
e così è stato. Quando Claudio ha
compiuto sei anni una psicologa l’ha
affidato ai servizi sociali e collocato
nella casa del nonno, dove sta il padre.
Lei lavora a Marassi in una lavanderia,
lo riesce a vedere un paio di volte al
mese. Claudio sta male a Imperia, è
sempre vissuto a Genova e forse suo
padre lo picchia. Così dice il bambino
all’assistente sociale. E se fosse vero c’è
il rischio che venga dato in adozione.
Allora poi una ci diventa davvero matta.
Laura, 28 anni, per dire, non vede
la sua Chiara da più di due anni, da
quando aveva otto mesi. Gliel’hanno
presa quando ne aveva due perché
una perizia diceva che non era idonea
ma immatura. Con suo marito hanno
deciso di ricorrere in appello. Ci sarà
a settembre ma intanto hanno perso le
tracce della creatura. Guarda il cronista
e chiede: «Lei che ne pensa?».
Chissà cos’è accaduto quattro anni fa
tra Marta, 30 anni da 9 ad Alessandria,
e quella «ricca signora di Bordighera
» in casa della quale era badante
il suo ex marito. Oppure chissà cosa è
accaduto tra l’uomo e la ricca donna.
Perché Marta racconta un accanimento
fuori dal comune che l’ha portata a
ricevere una denuncia per maltrattamento
di minore con tanto di carabinieri
e assistenti sociali a piombarle in
casa per portarle via Maria, che ora ha
dieci anni. «Eravamo sereni!», giura.
Per sette mesi non l’ha vista e la bimba
è come se non la riconoscesse. All’inizio
della primavera, suo padre l’ha
portata in Ecuador per sottrarre a Marta
la patria potestà. Lei l’ha denunciato
per rapimento e dice di non aver
mai incontrato qualcuno che l’aiutasse.
Marta, Laura, Elena, Consuelo e Marisol
sembrano la punta di un iceberg.
Come loro, solo in Liguria, ci sarebbero
centinaia di madri terrorizzate, confuse,
senza nemmeno le parole per dire
il dolore. A marzo, una come loro,
s’è barricata con 5 figli nel consolato
ecuadoriano di Genova. La loro è la
comunità migrante più numerosa all’ombra
della Lanterna. «L’obiettivo è
quello di impiantare una vertenza, un
tavolo col ministero per chiarire queste
storie di discriminazione e indifferenza
istituzionali», spiega a Liberazione
Edgar Galiano, segretario del Comitato
Immigrati che accompagna tra
Via Arenula e Montecitorio l’invisibile
corteo di donne.

domenica 26 luglio 2009

LAS MADRES DE GENOVA

"Far conoscere il faticoso cammino delle donne verso l’emancipazione e sottolineare l’importanza della lotta sociale". TOMADA DEL SITIO WEB "Storie di donne in lotta dal dopoguerra ai giorni nostri:http://ita.powos.org/"


GIU' LE MANI DAI NOSTRI BAMBINI


Circa 500 bambini d'origine immigrante potrebbero andare a finire in adozione a famiglie italiane, nonostante abbiano loro mamme, padri, nonni, zii. Le denuncie di questo "antiumanismo" viene svolgendosi da un po' di tempo nella Liguria specificamente a Genova.
Il caso della Sgra. Karina Cedeno, che si rifuggio'(circa un mese)con i suoi 4 figli nel consolato ecuadoriano, per richiedere ai tribunali italiani il non favoreggiammento verso il padre dei bambini nella sentenza di affidamento e perche sia migliorato il servizio sociale della rappresentanza diplomatica.
Lunedì 27, un gruppo di mamme ecuadoriane faranno una dimostrazione della loro indignazione per il non chiaro atteggiamento delle assistenti sociali di Genova e delle perizie psicologiche che arrivano ai tribunali dei minori per le sentenze.
il sit-in verrà fatto davanti al Ministero della Giustizia dalle ore 11.00 alle 14.00. per richiedere un'udienza col Ministro Alfano ed un incontro con il Presidente della Commissione Parlamentare per l' Infanzia On. Alessandra Mussolini.
Il Comitato immigrati di Roma, fa un appello alle donne immigrate in primo luogo ad essere presenti e alle donne e uomini in generale.
Invitiamo anche alla riunione con la presenza di queste donne in via Giovanni Giolitti 231 alle ore 19.00. per ulteriori contatti e azioni di solidarietà.


allegato: invito alla conferenza stampa da parte del Consigliere Comunale Aggiunto per il Continente Amertica
Madisson Godoy.

Edgar Galiano.
Segretario Generale del Comitato Immigrati in Italia (sede Roma)
3474548793.


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INVITO CONFERENZA STAMPA

" MAMME E NONNE ECUADORIANE PROTESTANO A ROMA"

Città: Roma
Data: 27-07-2009
Ora: Dalle ore 11.00 alle ore 11.30
Luogo: Via Arenula, 70. Davanti al Ministero di Giustizia


Gentile Signore, Egregi Signori.

Un gruppo de mamme e nonne ecuadoriane provenienti di Genova faranno un sit-in pacifico dalle ore 11.00 alle ore 13.00 davanti al Ministero di Giustizia a Roma, per protestare per gli allontanamenti dei loro figli, decisi dai tribunali sociali di Genova. Saranno supportate per le associazioni degli ecuadoriani a Roma. L' obbiettivo della protesta é chiedere al Ministro Alfano un suo intervento sui casi di questo tipo che stanno succedendo a Genova e che hanno suscitato grandi clamori nella cittadinanza, una problematica sulla quale hanno dato grande risalto i media regionali e nazionali.
Al pomeriggio saranno ricevute dall' Onorevole Alessandra Mussolini, Presidente della Commissione Parlamentare per l' Infanzia.

La vostra presenza come giornalisti sarà senza altro di grande importanza, perciò sarò lieto di darvi il benvenuto alla Conferenza Stampa che si farà al aperto nel luogo della protesta.

Madisson Godoy Sánchez
CONSIGLIERE AGGIUNTO
CONTINENTE AMERICA
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INVITACION A CONFERENCIA DE PRENSA

MADRES Y ABUELAS ECUATORIANAS PROTESTAN EN ROMA


Ciudad: Roma
Fecha: 27-07-2009
Hora: Desde las 11H:00 hasta las 11H:30
Lugar: Via Arenula 70, de frente al MInisterio de Justicia


Estimadas(os) Señoras(es):

Un grupo de madres y abuelas provenientes de Génova, realizaràn un sit-in pacífico desde las 11H:00 hasta las 13H:00, delante del Ministerio de Justicia de Roma, para protestar por las separaciones de sus hijos, determinadas por los Tribunale Sociales de Génova. En este acto serán sostenidas por las asociaciones de ecuatorianos en Roma. El objetivo de la protesta es pedir al Ministro Alfano su intervento sobre estos tipos de casos que están pasando en Génova y que los medios de comunicación regionales y nacionales han resaltado repetidamente.

Vuestra presencia como periodistas será sin lugar a dudas de grande importancia, por este motivo espero de darles la bienvenida a esta Conferencia de Prensa que se desarrollará en el sitio mismo de la protesta.

Madisson Godoy Sánchez
CONCEJAL ALCALDIA DE ROMA
CONTINENTE AMERICA

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Largo Loria, 3 CAP.00147 Roma

Telef: 0039-06671072338/335/339 Fax: 0039-06671072465 Cell. 0039-3490778070

madisson642002@yahoo.it

madisson.bladimir.godoy.sanchez@comune.roma.it

venerdì 17 luglio 2009

EL PAJARO, agradece a Rafael Correa

El Pajaro Febres Cordero, agradece a Rafael Correa




Por: Francisco Febres Cordero

El excelentísimo señor presidente de la República ha tenido la gentileza de expresarse en términos muy elogiosos sobre mi persona. ¡Cómo le agradezco!
¡Qué bueno que es el Presidente! De gana los malos no le quieren.
¿Y qué ha dicho el excelentísimo señor Presidente de la República ?, me preguntarán ustedes que no escuchan las cadenas sabatinas de los sábados. Y yo les responderé que, en un arranque de generosidad, ha dicho que yo he involucionado. ¡Imagínense! Nadie, hasta ahora, se había expresado sobre mí con tanto afecto. Y con tanta justicia, desde luego.
¿Ustedes sí me han visto involucionado? ¿No cierto que se me nota? Cómo será, que cada vez que salgo a la calle oigo que la gente murmura: “Ve, ¡qué bestia, ahí va el involucionado!”.
Lo malo hubiera sido que el excelentísimo señor Presidente hubiera dicho. Que yo he evolucionado. ¡Qué susto! Imagínense. Ahí me hubiera sentido sujeto de estudio, como los pájaros pinzones lo fueron para Darwin. Si hubiera evolucionado, tal vez de pingüino me hubiera convertido en militante de Alianza PAIS, me hubiera volvido verde y me hubieran salido escamas. O contratos. ¡Qué horrible!
En cambio, habiendo involucionado he regresado a ser como antes, cuando ni siquiera podía imaginar que un día, cuando el país hubiera evolucionado, iba a hacer su aparición la revolución del siglo XXI para arrasar con las leyes e imponernos un dictador a cuya voluntad se someten todos los poderes del Estado, las autoridades de control y todos mismo.
¡Qué alivio haber involucionado! Porque si hubiera evolucionado tanto como para militar en la revolución del siglo XXI, creería a pie juntillas que hay una sola verdad y esa es la que dicta el dictador que, además de tarimero, bailón y cantador, es insultón a todos los que no piensan como él. Tonces, como hay una sola verdad, los evolucionados detestan a todos los que expresan otros puntos de vista y se atreven a discrepar, a disentir con la palabra que sale de la boca de su dios. Por eso los evolucionados quieren sacarles la perimbucha y hacerles callar para siempre jamás a los involucionados que se quedaron atrasados en la democracia y no evolucionaron hasta llegar a la autocracia, por lo menos.
¡Chuta, los evolucionados! Algunos son tan evolucionados que, siguiendo la evolución, han logrado que a sus pieses les salgan avión privado, declaren la emergencia para otorgar contratos a dedo y reciclen a los miembros de la partidocracia para nombrarles ministros, asesores y embajadores evolucionados.
¡Qué evolucionados que son los evolucionados! Cómo será que hasta han evolucionado su poder a la familia, para que el hermanito y la hermanita también sobresalgan y no se queden totalmente involucionados en el pasado: el uno, pobrecito, sin contratos con el Estado y la otrita en el anonimato, sin candidaturas.
Ojalá que el excelentísimo señor Presidente siga considerándome un involucionado y nunca de los nuncas crea que estoy evolucionando hasta situarme entre sus huestes, donde cada vez con mayor claridad se ve cómo los revolucionarios evolucionan a sapos, y así se quedan por los siglos de los siglos XXI.

Esta novela continuará...... siga con nosotros los otros episodios

martedì 14 luglio 2009

Fernando Villavicencio denuncia otro perjucio al Estado

Asunto: PERJUICIOS EN LA NEGOCIACION CON VENEZUELA Y CHINA

Quito, 13 de julio de 2009





Dr. Carlos Pólit

CONTRALOR GENERAL DEL ESTADO

En su Despacho



Muy cordialmente:





Los pueblos bendecidos con el petróleo,

son maldecidos con la injusticia,

la corrupción y la pobreza.





La llegada de la revolución ciudadana, significó para amplios sectores ciudadanos, una esperanza de cambio y transformación profunda, la refundación de la Patria , la recuperación de los recursos naturales, en particular el petróleo controlado durante décadas por poderosas empresas transnacionales, intermediarios y grupos económicos nacionales. El Presidente Rafael Correa se comprometió a acabar con la larga noche neolibeal y con sepultar a estos grupos a los que denominó “mafias”.



Han transcurrido dos años y medio y los resultados evidencian no solo la continuidad de esa penosa realidad, sino una profundización de una política antinacional en el manejo del recurso petrolero, con rasgos cada vez más preocupantes de corrupción en el sector.



En relación al tema que hoy nos convoca, debo destacar que varios actores sociales y ciudadanos vimos con buenos ojos, los nuevos lineamientos en materia de comercio internacional, orientados a establecer convenios entre empresas estatales de la región, con el objeto de buscar una mayor equidad en el mercado de hidrocarburos y derivados. En esa dirección Petroecuador aprobó resoluciones para privilegiar la comercialización de su crudo y derivados con consumidores finales, convenios que fueron precedidos por sendas declaraciones políticas de los Presidentes de Venezuela y Ecuador, en el caso de los acuerdos suscritos entre PDVSA y PETROECUADOR, para el intercambio de crudo por derivados.



En una de sus tantas intervenciones nacionalistas, el Presidente Rafael Correa, el 18 de enero de 2008, acusó a grupos “mafiosos” de Guayaquil y del Partido Social Cristiano como los responsables de levantar un escándalo en torno a la alianza entre Petroecuador y Flopec para la construcción del almacenamiento de gas en tierra. El Primer Mandatario fue directo y denunció que durante muchos años una empresa vinculada a dichos grupos (Trafigura) ha suministrado “ese gas que ahora se piensa almacenar e importar directamente”. Este Convenio dijo Rafael Correa, afectará a poderosas compañías “que han comprado a medio Petroecuador para que sean los perros guardianes de sus intereses y quieren hacer escándalo donde no existe”.



En efecto, el Presidente reveló lo que ha sido un secreto a voces en el sector petrolero, el dominio de los “traders” en el negocio del gas y en la comercialización de crudo y derivados, y señaló el camino de la “contratación directa” con empresas estatales, como la alternativa para acabar con el poder de los intermediarios. Pero, la realidad dista mucho de los discursos. La misma empresa “Trafigura” que según el Presidente Correa, está vinculada a los “grupos mafiosos”, es una de las principales beneficiarias en su gobierno, con contratos de Gas Licuado de Petróleo, Cutter Stock, Fuel Oil y crudo Napo, encubierta en una sorprendente relación con la estatal PDVSA de Venezuela. Lo propio ocurre con la estatal Petrochina detrás de la cual estarían operando poderosas empresas privadas como Tauros Petroleum y Castor Oil. Ni un barril de crudo, ni de Fuel Oil, adjudicados a PDVSA y PETROCHINA, tuvo como destino sus refinerías (CONSUMIDORES FINALES), fueron comercializados en el mercado a los mismos traders que tanto daño vienen causando al país.


Esta realidad, unida a inminentes perjuicios económicos al país y posibles violaciones legales, estaría vulnerando el espíritu y el objeto mismo de los tan publicitados
convenios entre repúblicas hermanas, razones suficientes para que ponga en su conocimiento estos hechos y solicite de Usted, disponga la realización de exámenes especiales, a los casos que paso a puntualizar:



1. COMERCIALIZACION DE FUEL OIL Y CUTTER STOCK



Petroecuador acordó con PDVSA la adquisición de 6 cargamentos de Cutter Stock, de 200 mil barriles cada uno (1 millón 200 mil) a ser entregados por la compañía venezolana entre el 1 de enero de 2009 y el 30 de junio de 2009, a través de una negociación Back to Back. Esta novedosa modalidad se habría aplicado en el marco del Convenio de Crudo por Derivados entre Pdvsa y Petroecuador. El Cutter Stock, es un diluyente utilizado para mejorar el residuo producido por Refinería Esmeraldas para crear el Fuel Oil, un producto que Ecuador lo exporta.



Con base a este Back to Back entre PDVSA y Petroecuador, SIN QUE EXISTA UN CONTRATO ESPECIFICO ENTRE LAS DOS EMPRESAS ESTATALES, se genera una insólita cadena de intermediación, que estaría generando millonarios perjuicios económicos al Estado ecuatoriano, además de violentar el espíritu y el objeto del Convenio entre los dos países y sus respectivas empresas.



Señor Contralor, el primer hecho injustificable es contratar con PDVSA el abastecimiento de un derivado que ella no lo produce, y que tuvo que comprarlo en el mercado; el segundo hecho es que otra empresa, Petromar, en nombre de PDVSA, haya suscrito un contrato nada menos que con TRAFIGURA para la provisión de esos 6 cargamentos de Cutter Stock; pero resulta que TRAFIGURA tampoco produce Cutter Stock, tuvo que adquirirlo a alguien más en el mercado.



La sabiduría popular dice que nadie compra pan para vender pan, y hasta para el peor de los ciegos, será visible que esta doble y hasta triple intermediación incrementó sustancialmente el precio del diluyente, o nos querrán convencer que la “mafiosa” Trafigura, de la que habló el Presidente Correa, o la solidaria Pdvsa, asumieron las diferencias? Se estima que el perjuicio en términos conservadores estaría en el orden de los 10 millones de dólares.



Señor Contralor: El numeral 11 del Convenio entre PDVSA Y PETROECUADOR, que se evoca como el marco en el cual se ejecuta la adquisición de estos 6 cargamentos de Cutter Stock, establece obligatoriamente que las condiciones específicas del proceso de suministro de crudo y otros hidrocarburos, se establecerán en los “respectivos contratos” que suscribirán las partes. Tengo conocimiento que esta negociación no cuenta con el respaldo de ningún contrato específico, ni entre Petroecuador y PDVSA, peor aún entre Petroecuador y Trafigura, el proceso se realizaría con base a un fax de dos hojas (RECAP) que recoge los acuerdos logrados entre la ex Gerente de Comercio Internacional, Sol Del Carmen Villamar, actual asistente del CAD, y Dorian Romero, Comercial Management de PDVSA, sin ninguna firma de respaldo. Señor Contralor, ninguna acción comercial puede estar por encima de las Leyes y de la Constitución de la República.



En este caso, además se habría actuado al margen de lo que establece la Ley de Petroecuador, y el Instructivo para la Comercialización Externa de Hidrocarburos, que exige la aprobación por parte del Consejo de Administración de Petroecuador.



Desde mediados del año 2008, Petroecuador viene entregando más de la mitad del saldo exportable de Fuel Oil a PDVSA, y desde febrero del presente año todo el Fuel Oil lo revende la estatal venezolana, al amparo del Convenio Crudo por Derivados. El citado Convenio macro hace referencia a CONSUMIDORES FINALES; pero por todos es conocido que PDVSA no llevó a Venezuela el Fuel Oil adquirido a Petroecuador, y tampoco lo vendió en la Costa del Pacífico de Centro América, porque no dispone de terminales de Fuel Oil en la zona. La estatal PDVSA, convertida en una intermediaria más, revendió el Fuel Oil ecuatoriano a Trafigura y eventualmente a otras compañías. La fórmula es completa: PDVSA le compra el diluyente (cutter stock) a Trafigura, ésta a su vez lo adquiere a otro intermediario o productor; luego, ya obtenido el Fuel Oil, PDVSA lo vende nuevamente a Trafigura para que esta a su vez lo ubique en el mercado. ¡Viva los intermediarios!



La fórmula para establecer el precio del Fuel Oil No 6, fue de 3% S + $ 39. Sin embargo, al bajar los precios del diesel en el mercado internacional y mantenerse (sin renegociación) este diferencial de $39/bl, resulta más caro importar el Cutter Stock que el propio diesel.



Sucesión de hechos:



· Entre el 13 y el 16 de septiembre de 2008, la refinería esmeraldas preparó Fuel Oil 6, para lo cual utilizó el Cutter Stock proveniente del Buque Tanque Chang Hang Tan Suo, diluyente adquirido a la compañía GLENCORE, el cual según los análisis realizados por la Filial Petroindustrial , cumplía con los estándares de calidad requeridos.

· Entre el 8 de agosto de 2008 y el 21 de septiembre de 2008, Petroecuador negoció con PDVSA la entrega de 8 embarques de Fuel Oil 6, cumpliendo con las especificaciones establecidas.

· Sorpresivamente, el 2 de octubre de 2008, PDVSA comunica a Petroecuador que el citado embarque de 345 mil barriles de Fuel Oil 6 cargado en el buque tanque Overseas Rosemar se encontraba contaminado con desechos petroquímicos “estirenos” (102 ppm) y lo rechazó de su terminal en Bonaire. Petroecuador con fecha 7 de octubre de 2008 respondió que cumplió con las normas de calidad establecidas. Finalmente se realizaron pruebas de laboratorio que establecieron la existencia de entre apenas 10 y 36 ppm de estireno, confirmando así la buena calidad del Fuel Oil.

· Entre el 17 y el 20 de octubre de 2008, Petroecuador hizo un nuevo embarque de 342 mil barriles de Fuel Oil 6 para PDVSA, a través del buque tanque Chimborazo. Una vez más PDVSA rechazó el cargamento aduciendo estar fuera de especificaciones. Ante la presión de la compañía, se realizaron pruebas de laboratorio confirmando que apenas existía 21 ppm de estireno. A pesar de los resultados PDVSA rechazó el producto, y el B/T Chimborazo debió zarpar con destino a México, para hacer la entrega del Fuel Oil a la empresa PMI. El mencionado buque debió permanecer casi un mes, pagando 35 mil dólares diarios adicionales.

· En diciembre de 2008, PDVSA solicita que Petroecuador reconozca la pérdida ocasionada en el cargamento del Overseas Rosemar, por US$ 23.222.604,53 (cargamento adquirido por Glencore), solicitud que fue rechazada por Petroecuador, dado que el producto cumplió con las especificaciones técnicas. De igual forma, Petroecuador solicitó a PDVSA el reconocimiento del perjuicios de US$ 12 millones por el rechazo del Fuel Oil del Buque Chimborazo, sin que hasta el momento se haya resulto nada a favor del Estado ecuatoriano. En los dos casos existiría un inminente perjuicio de 35 millones de dólares para el país.



Debo señalar que estos hechos fueron notificados y conocidos ampliamente por el Directorio Político de Petroecuador, del cual forma parte el Presidente de la República.



Otro hecho a investigarse, son dos nuevos cargamentos realizados entre el 12 y 18 de Abril de 2009, los buques Chimborazo y Cotopaxi, cargaron Fuel Oil con destino a Bonaire, pero con una fórmula distinta a la contractual. Se vendieron en términos CyF Bonaire a cotización del Platt’s de N.Y. 2.2%S +$2.31/bl. Debe determinarse desde cuando Petroecuador cambia las fórmulas de venta por conveniencia del comprador, alterando toda su política comercial. Es evidente que PDVSA impone condiciones a Petroecuador y nuestra compañía las acepta y asume las pérdidas por esas decisiones.



2. CONTRATOS CON PDVSA: CRUDOS ORIENTE Y NAPO



2.1 Con base al Convenio crudo por derivados de enero de 2007, alcanzado por los Presidentes Rafael Correa y Hugo Chávez, Ecuador viene entregando todo el saldo exportable de crudo Napo a PDVSA. El crudo Napo es el petróleo del bloque 15 de Petroamazonas.



Los objetivos del Convenio fueron los de alcanzar una mayor equidad en el comercio internacional de hidrocarburos, prescindir cada vez más de los intermediarios que dominan los mercados, mejorar los ingresos económicos para el Estado, y fortalecer las relaciones con los países hermanos. La característica central de esta relación comercial, en el caso del petróleo, es la condición de consumidor final de la empresa PDVSA, al ser una de las compañías refinadoras más grandes del mundo. Esto inobjetablemente significa que PDVSA lleva nuestro crudo para el consumo en sus refinerías, de ninguna manera implicaría que el Ecuador haya perdido la soberanía sobre la comercialización de su principal recurso natural y económico, para entregarlo al manejo de otro Estado a través de otra empresa, aunque esta funja de ser estatal.



Petroecuador ha entregado monopólicamente todo el saldo exportable de crudo Napo a PDVSA: entre 48.000 a 60.000 bls/día, de cuatro (4) a cinco (5) lotes de 12.000bls/día, cada uno, sin verificar precios, destinos y sin ninguna limitación.



De la información que se maneja en el sector hidrocarburífero se puede comprobar que ningún cargamento de crudo adquirido por PDVSA a Petroecuador habría tenido como destino las refinerías en Venezuela, Curazao, USA u otras de PDVSA, todo el petróleo habría sido ofertado en el mercado y fundamentalmente a través de TRAFIGURA. Confirmar esto es muy sencillo, las autoridades de Petroecuador, que son las mismas que operan FLOPEC, deben revelar al país a dónde fueron sus buques, cuál fue el destino de nuestro crudo; pero también PDVSA y el Gobierno venezolano deben responderle a nuestro país, cuál fue el precio final que obtuvieron por nuestro petróleo, por qué violentan el espíritu y los objetivos del Convenio binacional, y por qué ellos, PDVSA no permite que una sola gota de su petróleo sea desviada de su destino es decir sea entregado a traders. Tan cierto es esto que el propio Presidente Ejecutivo de Petroecuador, Calm. Luis Jaramillo Arias, en Diario Expreso de este 13 de julio de 2009, reconoce que han perdido la batalla con los traders. El socialismo y el pensamiento bolivariano son reñidos con estas formas de “negociar” a espaldas de los pueblos y en beneficio de los más fuertes.

2.2 Diferencias en los precios del Crudo Napo
(ver cuadro al final del texto).



La información anterior, que se puede verificar en Petroecuador y en los reportes del Banco Central del Ecuador, deja perplejo a cualquier ciudadano. ¿Cómo se puede explicar que la administración de Petroecuador haya negociado la venta de CRUDO NAPO a PDVSA, con una diferencia de US$ 14,00 por barril promedio, en relación a los precios obtenidos por las compañías transnacionales que vendieron el mismo crudo, en los mismos meses y hasta en los mismos días?. Como se puede apreciar, las diferencias de precios entre las compañías privadas (2, 3 USD/BL) se pueden explicar y tolerar por las estrategias de negociación de las empresas, pero una diferencia de 14 dólares por barril, exige una investigación sería y respuestas convincentes de las autoridades del Gobierno y de Petroecuador. Por qué no se ha verificado los precios del crudo Napo, mediante concursos spot en el mercado internacional? Petroecuador debía reservarse volúmenes de crudo Napo para sacarlos a licitación y de esa forma negociar con PDVSA precios justos.



Considerando los volúmenes de crudo exportado y la diferencia promedio de US$ 14 por barril, el país se habría perjudicado en los dos meses referidos, con una cifra superior a US$ 34 millones.



Señor Contralor, la empresa estatal Petroecuador no debe, bajo ninguna circunstancia, dejar que otro país o compañía monopolice las exportaciones de Crudo NAPO y Fuel Oíl, sin respetar los principios comerciales, precios y más condiciones de venta de Petroecuador. Ningún país en el mundo, permite que otro le venda sus crudos. Venezuela no lo permite y tampoco vende a traders, cosa que si lo hace con nuestros crudos y Fuel Oil. Si Petroecuador debe pagar por los productos importados (Diesel, gasolinas, cutter stock) que lo haga en dólares, pero ejerciendo soberanía en las ventas.



Si se negocia con empresas estatales, los barriles vendidos de crudos Oriente y Napo y el Fuel Oíl, deben tener como destino el país comprador, tal como ocurre con ENAP de Chile o Petroperú. De ninguna manera se puede aceptar que PDVSA y Petrochina, vendan nuestros crudos y Fuel Oil indiscriminadamente a cualquier trader, ejerciendo competencia desleal a la misma Petroecuador. Venezuela y China deben ser el destino final de nuestros crudos y Fuel Oil.



Adicionalmente, Petroecuador debe maximizar los ingresos de las exportaciones de hidrocarburos y no puede bajo ninguna circunstancia, ofrecer descuentos, rebajas o tratamientos especiales a cualquier compañía, sea esta privada o pública.



Las negociaciones de Petroecuador deben ser transparentes, comprobables y con empresas serias. No se puede permitir el ocultamiento de terceras empresas (traders), que utilizan como pantallas a empresas estatales, como ya lo hicieron antes en el régimen de Luicio Gutiérrez, Trafigura y Glencore, que se escondían tras de las estatales PMI y Petrojamaica; ahora la historia se repite con Trafigura que se esconde tras de PDVSA, y Taurus Petroleum y Castor Oíl, que se escudan en Petrochina, para evitar las licitaciones.



3. CONTRATOS DE CRUDO CON PETROCHINA



La misma historia de PDVSA se reproduce con la empresa estatal PETROCHINA, compañía que accedió a contratos directos de crudo, con base a los convenios entre China y Ecuador, y a las resoluciones de Petroecuador de comercializar en forma directa su petróleo con CONSUMIDORES FINALES.



De forma injustificada, Petroecuador ha adjudicado 8 lotes de crudo de 12 mil barriles cada uno a Petrochina, sin licitación, cuando la normativa establece máximo dos cupos por empresa. ¿Qué razones operativas, legales y económicas tuvo Petroecuador para extender seis (6) lotes de 12.000 bls/día de crudo Oriente y dos (2) lotes de crudo NAPO a Petrochina, con un premio de alrededor de $1.30/bl cuando la misma PETROECUADOR exige un premio promedio de $2.0/bl, en la convocatoria realizada en julio de 2009, para subastar dos lotes de crudo de la compañía Perenco, en la cual se establece un premio base para el crudo Napo de US$ 2,09/bl y para el crudo Oriente de US$ 1,91/bl. Petroecuador sabe y reconoce que el premio está en el orden de US$ 2,00/bl, sin embargo le PREMIA a Petrochina con el premio de US$ 1,30/bl, generando una pérdida de US$ 0,70 por barril. Petroecuador debe explicar por qué desde mayo de 2009, no se ha convocado a licitación internacional y se sigue extendiendo contratos directos a Petrochina, con un premio inferior al establecido en el mercado.



Destino y reventa de los crudos Oriente y Napo: por qué se permite a Petrochina vender indiscriminadamente nuestros crudos y no se pone una restricción de destino a sus ventas. Se dice que se vende a Panamá para realizar mezclas y ventas sucesivas, lo cual no es cierto, ya que Petrochina no tiene ningún terminal de mezclas allí; lo que ocurre es que es utilizada como pantalla de CASTOR OIL o TAURUS PETROLEUM. Los destinos de los crudos se los puede verificar con FLOPEC y Petroecuador los conoce definitivamente. Anteriormente Petroecuador vendía a la Empresa L.G. 24.000 bls/dia con destino exclusivo Corea.



Para completar la negociación con China, el Presidente Correa acaba de anunciar que ha sellado un acuerdo con Petrochina para la venta anticipada de crudo, sin licitación, por lo cual Ecuador recibirá en los próximos días MIL MILLONES DE DÓLARES. Dijo el Presidente: "En verdad se llama una venta anticipada de petróleo. Petrochina nos va a dar mil millones de dólares en muy buenas condiciones y vamos a pagar con ventas de petróleo que ya estamos enviando a China,"



Señor Contralor, es necesario transparentar ante el país, que esta venta anticipada, fue una práctica común de los gobiernos de la “partidocracia”, llamados así por el Presidente Correa, recurso adoptado para intentar salvarse de la agobiante crisis económica; pero violando la Ley y especialmente generando enormes perjuicios económicos al país, como en este caso, al vender anticipadamente nuestro petróleo con un premio inferior al establecido en el mercado -0,70 US/BL.



3. ENTREGA DEL CAMPO SACHA A PDVSA



Tengo conocimiento que el Directorio de Petroecuador y el Consejo de Administración estarían por resolver la adjudicación del campo Sacha, una de la “Joyas de la Corona ” a la empresa Mixta Río Napo, constituida por Petroecuador (70%) y PDVSA (30%). Este proceso se realiza pese a la reiterada y sólida oposición de amplios sectores del país, quienes hemos presentado cuestionamientos de diverso orden a la pretendida adjudicación.



La entrega de Sacha, contradice los propios principios originales del Presidente Rafael Correa, quien cuando era candidato se expresó radicalmente en contra a que las Joyas de la Corona sean entregadas a empresas extranjeras, perjudicando el interés de la estatal Petroecuador. Recordemos lo que decía el candidato Rafael Correa: “Pero claramente la intención fue contra la Ley , privatizar los campos de Petroecuador y no se sancionó absolutamente a nadie. Quiero decirle que ese hubiera sido un motivo suficiente para mandar a su casa al Crnl. Lucio Gutiérrez. Por que eso era traición a la Patria ”.



“ES UN ATRACO AL PAÍS. Yo invito al ministro de Economía, cuando quiera un debate, para hacerle ver bien las cuentas, ojalá que él tenga análisis de rentabilidad, yo los tengo, al igual que las compañías petroleras. Es UN NEGOCIO RENDONDO QUE LES QUEREMOS DAR A LAS COMPAÑÍAS PRIVADAS. Eso tiene que ser para el país, los campos ya en operación, los que ya están produciendo, que solo necesitan mejorar la producción con tratamiento en los yacimientos, TIENEN QUE SER CIEN POR CIENTO para los ecuatorianos”.



“Qué quieren hacer los patriotas de este país, algo para mejorar la producción petrolera, regalando los pozos a la empresa privada y, somos los nacionalistas retardatarios, los que nos oponemos a esto, con una visión estalinista de la economía. Totalmente falso. Mire, la Ley de Hidrocarburos es suficiente hace rato para hacer todo lo que quieren hacer en manos de todos los ecuatorianos. Son ellos los que han venido boicoteando sistemáticamente la actividad de Petroecuador, para decir “Que no sirve” y vender a precio de gallina enferma los campos de Petroecuador a la empresa privada”.



“Hablemos con cuentas, Shushufindi, el más grande de Petroecuador y de mejor petróleo, la joya de la corona. Sabe cuál es el plan de inversiones de las compañías, en diez años, son 396 millones de dólares, estamos hablando de menos de USD 40 millones anuales. Por cuarenta millones de dólares de inversión, ¿le vamos a pasar Shushufindi a la empresa privada? ¿Somos idiotas? …no nos vean la cara de imbéciles, por Dios.”



¿A dónde se fue toda esta racionalidad lógica y tan lapidaria verdad? Cuál es la diferencia entre una empresa privada extranjera y una empresa estatal como PDVSA?, nos dirán que los ideales bolivarianos. No, es una relación económica, en la cual cada empresa y cada estado deben velar por sus intereses. No se justifica que por US$ 40 millones de inversiones que necesita Petroproducción el primer año, se entregue a otra empresa la operación de un campo que genera 45 mil barriles día de crudo liviano.



A cambio PDVSA le ofrece a Petroecuador una participación en la exploración de crudo extrapesado en la Faja del Orinoco. Las diferencias son ofensivas: Ecuador entrega una hermosa casa rentera, a cambio de un proyecto de construcción de una posible casa en una zona deshabitada.



4. PROVISION DE GAS LICUADO DE PETRÓLEO



También resulta extraño Señor Contralor, que se haya excluido del Convenio Crudo por Derivados entre PDVSA y PETROECUADOR, la provisión de Gas Licuado de Petróleo, teniendo en consideración que la casi totalidad de este combustible lo provee PDVSA. Es asombroso que el Cutter Stock que PDVSA no produce sea parte del Convenio y el GLP no. En ambos casos e incluso en la venta de crudo, la empresa beneficiaria es Trafigura. El GLP debía ser adquirido directamente a PDVSA, lo cual habría significado sin lugar a dudas una mayor reducción de precio final del producto, que el ofertado por el trader TRAFIGURA.



Señor Contralor, la información proporcionada, tiene pleno sustento en documentos e información oficial que se encuentra en la empresa estatal PETROECUADOR y que deberá ser solicitada en el proceso de ejecución de los mencionados exámenes especiales, que estoy solicitando. Estoy listo a contribuir con la información adicional que poseo y todo cuanto esté a mi alcance, con el único propósito de precautelar los intereses del país y proteger un bien cada vez más devaluado en mi Patria, la ética.





Atentamente,


Fernando Villavicencio Valencia

C-C 170749361-3

Telf. 095022206

fevillavi@yahoo.es

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Cuadro:

domenica 12 luglio 2009

REGULARIZACION PARA INMIGRANTES EN ITALIA



Actualización hecha el día 23 de Julio a las 19.05 (hora Roma).

Según las últimas informaciones esta regularización va dentro del proyecto de Ley Anti-crisis para discutirse en el Parlamento en estos días.

Según informaciones a los requisitos que advertimos en el anterior artículo se ha aumentado una declaración de impuestos de mínimo € 20.000 del empleador que vive solo y mínimo de € 25.000 a un núcleo familiar.

Repetimos que hasta este momento, no existe nada oficial sobre esta regularización. Tendremos que esperar la aprobación de la Ley Anti-crisis.


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La noticia de una Regularización Selectiva para los trabajadores domésticos y para asistentes familiares de personas “discapacitadas” (ésta información se basa en el borrador que los Ministros del Bienestar Social y del Interno, Maurizio Sacconi y Roberto Maroni han publicado) ha generado una inmensa alegría en los eventuales beneficiarios y una desilusión en los inmigrantes trabajadores que no son domésticos e igualmente contribuyen a este país con su sudor y sacrificio. Debemos considerar que es un borrador, es decir, un simple documento de acuerdo entre los ministros, que como siempre ha sucedido en Italia, inician de una manera y terminan en otra y además por que esta Regularización será una enmienda, parte del Decreto Ley Anticrisis que se esta discutiendo en el Parlamento.
La última regularización generalizada fue hecha por el mismo Berlusconi en el 2002 con un reglamento adjunto a la Ley Bossi-Fini, cerca de 700.000 inmigrantes accedieron al Permiso de Estadía con un pago de cerca de €300.00 para domésticos y € 800.00 para el resto de categorías. Esta medida generó el ingreso de más de 350 millones de Euros a la caja del INPS (Seguro Social Italiano), en aquella ocasión estos recursos no fueron considerados como aportaciones del trabajador o como pagos del empleador; esta vez parecería que será igual, los € 500.00 son sin derecho a inventario y se obligaría a pagar dos trimestres de aportaciones. En la mayoría de los casos quienes al final pagan son los mismos trabajadores.
Las declaraciones de los Ministros tratan de explicar a la opinión pública que no es un condono, visto que hay una contradicción evidente entre toda la concepción “Racista” de este Gobierno, que combate la migración “clandestina” y esta Sanatoria –en Español Condono-, además dejaría fuera cerca de 500.000 trabajadores inmigrantes no-regulares. Esto evidencia que este gobierno pretende mantener en negro las relaciones laborales de algunos sectores productivos donde la mano de obra es mayormente migrante: la agricultura, la construcción, el turismo y servicios.
En cambio el sector de la oposición se muestra esta vez, accesible a una sanatoria generalizada, por desgracia, Berlusconi se les adelantó. Los partidos del Gobierno Prodi del Centro, del Centro-Izquierda y de la Izquierda, los sindicatos (CGIL, CISL, UIL) no eran favorables al condono, con esto continúan perdiendo credibilidad no solo en el sector de italianos, sino entre los inmigrantes que tarde o temprano obtienen el derecho de voto, nacionalizándose, son votos que van a la derecha.
En estos momentos ha comenzado un reloj de espera con dos tiempos, de un lado la espera de la firma del Jefe de Estado Giorgio Napolitano para la Ley de Seguridad Nacional y la otra espera para la aprobación del Decreto Ley Anticrisis que contiene el condono para regularizar los inmigrantes. Ya casi todo esta decidido, pero es importante señalar que el reglamento para la Sanatoria puede ser modificado, es el tiempo justo para que la iglesia pueda ampliar su exigencia del condono para todos, visto que muchas de estas personas ya tienen sus familias aquí y serian injustamente discriminadas; es el tiempo para que las representaciones diplomáticas den un paso adelante representando también a esta parte de la población migrante.
El movimiento Antirracista, del cual formo parte desde hace más de 10 años deberá igualmente desarrollar acciones de fuerza y más que nada acciones mediáticas de ganar opinión entre la población.
Finalmente aquí esta un resumen de cómo se practicará este condono:

-La denuncia del trabajo será realizada solo por los empleadores.
-Podrán ser empleadores a parte de los ciudadanos italianos también los extranjeros que tengan el Permiso de Estadía (europeo) de largo tiempo, llamado Carta di Soggiorno.
-Denuncia de la relación de trabajo al menos desde el 1 de abril hasta el 30 de Junio.
-Presentación de la denuncia de trabajo dentro la fecha del 1 al 30 de Septiembre del 2009.
-Para los no-comunitarios la denuncia através del Internet al Sportello Unico sull’Inmigrazione.
-Para italianos y europeos al INPS con módulos de inscripción.
-Pago de 500.00 € antes de la denuncia por cada uno. No esta claro si pedirán el pago dos trimestres de aportaciones sociales, como requisito.
-Cada familia un colaborador domestico y dos asistentes familiares.
-Suspensión de las expulsiones y de las sanciones a los patronos.
-Negado el pedido a quien tiene “decreto de expulsión” o sentencia no definitiva.

Estaremos atentos de los cambios que se logren hacer en beneficio de los otros migrantes excluidos en el condono.

Edgar Bayardo Galiano Cifuentes.
C.I: 170675254-8
Emigrado 1994.
edgargaliano@hotmail.com
edgargaliano@gmail.com

-Vicepresidente Mundial para Europa de ERE (Asociación Mundial de Ecuatorianos Residentes en el Exterior)
-Director Nacional de MFAM-Italia (Movimiento Migrantes y Familiares)


www.mfamitalia.blogspot.com
www.eremundial.blogspot.com



domenica 5 luglio 2009

DISCURSO DE EDGAR GALIANO EN LA MANIFESTACION FRENTE AL SENADO ITALIANO

SECRETARIO GENERAL DEL COMITE INMIGRANTES EN ITALIA (SEDE ROMA)

"DISCURSO QUE VALORIZA LA PRESENCIA DE LOS INMIGRANTES EN ITALIA, RECHAZA LA CRIMINALIZACION DE LOS EXTRANJEROS Y LLAMA A LA UNIDAD DE CLASE, LA UNIDAD DE LOS TRABAJADORES ITALIANOS E INMIGRANTES POR EL ALZA DE SALARIOS, EL DERECHO A LA CASA Y LUCHAR POR UNA NUEVA VIDA.